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E-learning

Come cambia l’e-learnig: l’apprendimento smart sempre più green

La formazione a distanza si adegua continuamente al mutamento migliorando le proprie peculiarità e trasformando le novità in opportunità

L’e-learning è una realtà ben definita e, specie negli ultimi anni, sempre più diffusa presso ogni fascia di età e status sociale. Si tratta di una efficace modalità di apprendimento che ha molti pregi: è di facile gestione, è fruibile da una sempre più ampia e varia fetta di popolazione mondiale, è trasversale nei contenuti ed è ecosostenibile. Fattore non trascurabile, quello dell’ecosostenibilità, in un’epoca in cui la lotta globale al cambiamento climatico resta una questione aperta che richiede una urgente risoluzione. Da uno studio compiuto dalla Open University (OU) di Milton Keynes negli UK, emerge che, grazie all’e-learning, si possano ridurre del 90% i consumi energetici e di oltre l’85% le emissioni di CO2. Una risorsa dalle caratteristiche moderne e innovative, dunque, che ha saputo sempre reinventarsi nel corso degli anni e, per questo, adattarsi ai mutamenti sfruttandoli a proprio vantaggio.

Storia della F.A.D. in pillole

Ma quali sono i Paesi che hanno dato i natali a questa modalità di apprendimento a distanza che, specie nel 2020, ha registrato un’impennata mondiale che conferma a gran voce le statistiche che già proiettavano una crescita del 900% negli ultimi venti anni? Capofila sono senza dubbio gli Stati di tradizione anglosassone con il Regno Unito in primo piano ma è opportuno menzionare anche la Svezia tra i pionieri di questa disciplina inizialmente frutto della mera necessità di inviare materiale cartaceo agli studenti residenti nelle zone più remote. Il servizio postale è stato, pertanto, il mezzo di cui ci si è valsi per inaugurare un nuovo corso che ha seguito una strada ben definita fino a giungere alle più moderne tecnologie oggi in uso. Le primissime tracce certificate di formazione a distanza risalgono alla Londra del 1840. La capacità di adattarsi e modernizzarsi ha fatto sì che l’e-learnig sfruttasse le molteplici possibilità di un’epoca che si affacciava a passi da gigante verso l’industrializzazione e le innovazioni ad essa collegate. Negli anni ’60 sorgono già i primi corsi informatizzati ma il vero e proprio boom si ha trent’anni più tardi con l’avvento di Internet e la sua crescente fruibilità per i molti passando quindi, successivamente, ai cosiddetti “millennials” per giungere fino a oggi dove le nuove generazioni lo utilizzano come uno strumento implicito anche per l’apprendimento più tradizionale e con un approccio del tutto disinvolto e pratico. È innegabile che negli ultimi mesi la pandemia da Covid 19 abbia velocizzato il processo di uso di questa modalità tant’è che, allo stato attuale delle cose, la formazione a distanza è diventata una parte integrante delle giornate di molti studenti italiani e non.

L’e-learning per le aziende

L’e-learning è una formazione ottimale anche per le aziende: da uno studio compiuto da IBM sui propri dipendenti, risulterebbe infatti cinque volte più efficace di una tradizionale lezione in aula o corso di aggiornamento. Sempre dal medesimo studio è emerso che ogni lavoratore non solo velocizza l’assimilazione di nozioni ma diventa anche più produttivo in quanto maggiormente padrone della materia di propria competenza. Il risultato, in prima battuta, è senz’altro riconducibile al fatto che la formazione a distanza trasmette nozioni specifiche e veicolate per l’utente finale efficientando, di conseguenza, la produttività dell’intera azienda partendo dal singolo che trae oltretutto maggiore soddisfazione nell’esercizio delle sue mansioni con risultati positivi per entrambe le parti. Una vera e propria sfida che, se colta nella sua essenza, apporta davvero notevoli miglioramenti: nello specifico da una indagine condotta su più di 25mila aziende americane dalla American Society for Training and Development risulterebbe un margine di profitto aziendale che si aggira intorno al 24% per le aziende utilizzatrici di formazione a distanza in confronto a quelle che non hanno mai investito in tal senso verso i propri dipendenti.

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